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Il Testo Masoretico

Il confronto dei manoscritti e delle antiche versioni ci mostra che il testo della Bibbia, di trascrizione in trascrizione, è arrivato fino a noi sostanzialmente integro, ma con numerose varianti accidentali; appunto per valutare tali varianti e arrivare al testo critico, è necessario conoscere la storia della trasmissione del testo.

A un primo stadio, che possiamo chiamare di libera trascrizione, seguì, ad iniziare dal I sec. d. C., uno stadio di unificazione del testo. Gli scribi scelsero gli esemplari da loro ritenuti migliori, fecero eventualmente dei confronti e ne ricavarono un testo definitivo, che si sforzarono di ricopiare con la massima fedeltà, facendo sparire tutti gli altri esemplari non conformi al testo così fissato.

Attorno al testo degli scribi, che già avevano diviso i libri in versetti e li avevano contati, si formò tutta una complessa tradizione (in ebraico masôr? ) sul modo di leggere il testo, che era di sole consonanti. I Masoreti, cioè gli specialisti di quella lettura, tra il VI e il X sec. d. C., fissarono per iscritto questa tradizione e in primo luogo inventarono diversi sistemi per indicare, tramite punti e piccoli segni, le vocali e gli accenti delle parole, lasciando intatta la loro grafia consonantica.

Così sorse il testo masoretico , quale si trova nelle comuni edizioni della Bibbia ebraica.